Etrusco Benci
print this pageBiografia di Etrusco Benci, detto "Saliera"
Nato il 25 giugno1905 aGrosseto (GR) da Giuseppe Carlo, direttore del settimanale repubblicano “Etruria nuova”, e Soriani Giulia (il fratello è esponente della gioventù del PRI, interventista democratico e volontario, cade nella prima guerra mondiale). Descritto come di statura alta, fronte alta, espressione fisionomica intelligente, abbigliamento elegante, miope, porta occhiali a stanghetta. Alla morte del padre nel 1926, abbandonati gli studi tecnici dopo essere arrivato alla seconda classe, eredita la tipografia dove lavora per i clienti del capoluogo e dei comuni vicini (la pubblicazione di “Etruria Nuova”, infatti, è terminata a causa della censura). A Grosseto frequenta i giovani antifascisti repubblicani e, già giovanissimo, è arrestato il 4 novembre 1921 durante la cerimonia di commemorazione della vittoria sull'Austria, ma viene assolto nel gennaio 1922; il 15 settembre 1926 è accusato di disturbo della quiete pubblica e deve pagare un’ammenda di 25 lire. Si reca nel1928 inOlanda con regolare passaporto (valido per 20 giorni per un viaggio organizzato dalla “Gazzetta dello Sport” per seguire le Olimpiadi di Amsterdam) ma non torna in Italia. Nell'agosto 1928 abita a Ixelles e sollecita inutilmente un passaporto dall'Italia per sostituire quello scaduto e inutilizzabile di cui è in possesso. Nel febbraio 1929 torna a Grosseto con un foglio provvisorio (rilasciato dal Consolato di Bruxelles il 9 febbraio 1929) e qui rimane qualche anno, lavorando come rappresentante di macchine e accessori per le industrie grafiche della ditta Rokstrak di Lipsia. Verso la metà del 1935 chiede nuovamente un passaporto valido per la Francia e il Belgio e il 24 settembre 1935 passa il valico di Ventimiglia ed entra in Francia, dove va a vivere a Nizza (dal 1931 presso Raffaello Bellucci). A Nizza partecipa alle manifestazioni antifasciste sotto i nomi falsi di De Rossi e Curia ed è vicino ai massimalisti come Duilio Balduini e Renzo Picedi, legati al Bureau di Londra, che pubblicano in Francia “l'Avanti!”; Benci tiene conferenze e frequenta i corsi di cultura organizzati dalla LIDU. Lascia la Francia il 12 agosto 1936, diretto in Catalogna con uno dei primi gruppi di volontari, e viene arruolato nella Colonna Lenin (organizzata dal Poum). Combatte intorno a Huesca e a Caseta de Quincena e partecipa alla conquista di Monte Aragón. Ferito da una pallottola a una gamba, è ricoverato all'ospedale di Barcellona nella seconda metà del 1936. Nel frattempo, in Italia, la Prefettura di Grosseto ne chiede l'iscrizione nel Bollettino delle ricerche per il provvedimento di arresto e la Divisione polizia politica conferma il suo ferimento nell’ottobre 1936; il Ministero dell'Interno lo segnala come sovversivo pericoloso e ne ordina la schedatura nel mod. A. Benci, dopo il ferimento, fa lo speaker del POUM a Radio Barcellona e conosce la futura moglie Maria Luisa da cui avrà un figlio mai conosciuto. A Barcellona fa parte del Comitato esecutivo dell'Ufficio della Gioventù socialista rivoluzionaria (con lo pseudonimo “Curia”), quindi torna al fronte nell'aprile del 1937 ed è miliziano della 29° Divisione (ex colonna Lenin), con cui partecipa ai combattimenti di Carrascal de Huesca. All'inizio del maggio del 1937 è di nuovo a Barcellona dove partecipa agli scontri e subisce la persecuzione dei membri del POUM. Lascia la Spagna all'inizio del 1939 e viene rinchiuso nel campo di Argelès, quindi in primavera è trasferito nel campo di Gurs (e protesta contro i soprusi degli stalinisti). Nel 1940 è tradotto con una compagnia di lavoro coatto a S. Marie de Oloron (dove resta per tre mesi), quindi fugge e partecipa alla Resistenza francese nella nord. Dopo la resa della Francia, si sposta in Belgio e si collega al movimento partigiano (collabora alla diffusione della stampa clandestina e alla preparazione degli esplosivi). Arrestato dagli hitleriani, viene fucilato a Bruxelles nel tiro a segno nazionale insieme a più di 200 patrioti belgi il 12 giugno 1943. E' sepolto nel memoriale costruito a Bruxelles nel terreno dell'ex Tiro a segno nazionale. Gli sarà conferita la medaglia d'oro alla memoria.
(a cura di Ilaria Cansella, pubblicata sul sito Isgrec dedicato ai volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola)
L’ultima lettera alla moglie di Etrusco Benci
Bruxelles, le 11.06.1943
Mia buona Maria Luisa,
dopo averti lasciato tanto tempo senza mie notizie ti scrivo oggi per darti una ben triste notizia: sono condannato a morte.
non mi domandare quello che ho fatto per meritare tale condanna.
Sappi soltanto che domani mattina alle sette sarò fucilato.
Mia buona Maria Luisa, muoio pensando a te e al nostro piccolo Etrusco, vi ho tanto amato e vi amo ancora.
Sono certo che saprai dare a nostro figlio la migliore educazione e questa certezza mi permette di morire tranquillo.
A te vanno i miei pensieri in questa triste veglia di morte e al nostro piccolo Etrsco.
Conservate un buon ricordo di me.
Un bacio, l’ultimo mio bacio a mia moglie adorata e al mio adorato figlio.
Etrusco